Il Santuario del Selvaggio, «Lourdes delle Prealpi», ha cantato e canterà nei secoli che ancora verranno le glorie e le misericordie di Maria, di questa nostra Madre che il sommo poeta Dante, nella preghiera che fa innalzare da S. Bernardo, chiama giustamente «umile ed alta più che creatura» e alla quale i nostri padri con amore e pietà filiale hanno eretto questo santuario. Il tempio di Maria sarà per sempre un «richiamo alla conversione», alla saggezza, ad essere costantemente «operatori di pace», di riconciliazione, di amicizia, di bontà. È questo il messaggio di Lourdes ed è questo il messaggio del Santuario del Selvaggio, perché qui come in tutti i santuari dedicati alla Madonna «Dio glorifica la sua Madre nel condurre a Lei gli uomini». E l'umile Vergine non li trattiene per sé ma, come ci dice il Concilio Vaticano II , «mentre ella viene predicata e onorata, chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all'amore del Padre!».
(cfr. Lumen Gentium, 65)
Breve storia del Santuario
In questo capitolo ci proponiamo di fare un piccolo viaggio a ritroso nel tempo per conoscere della storia più che cinquantennale del Santuario alcuni dati interessanti.
Perché la località si chiama Selvaggio?
Il toponimo "Selvaggio" deriva dalla deformazione ed italianizzazione dei nomi "serre" e "vacho" dell'antica lingua provenzale, ancora oggi parlata nella zona.
Il termine "serre" sta per altura, altipiano o montagna, mentre il termine "vacho" significa mucca. Quindi le due parole stavano ad indicare altipiano della mucca o delle mucche, corrispondente ad una zona di pascoli particolarmente importante nell'antichità, da cui poi per fusione dei due termini è scaturita l'attuale denominazione della località.
Il documento più antico che fa menzione di nomi e perciò di insediamenti di famiglie al Selvaggio risale al 17 luglio del 1513, giorno in cui Tommaso di Pertusio, signore di Villarbasse e notaio del Duca Carlo II di Savoia (padre di Emanuele Filiberto), in qualità di esattore delle tasse per conto del predetto duca, ingiunge ad ogni capofamiglia del Selvaggio che alla festa di S. Andrea, ogni anno ed in perpetuo, si paghi “un'emina di castagne commestibili”. L'emina era una misura corrispondente a circa 250 grammi. Come si vede, la gente di queste parti era davvero povera.
Nel 1608 troviamo già l'esistenza di una piccola Cappella di tipo rurale e poco appresso un modesto campanile, come si può rilevare dal disegno a calco sulla parete del loggione dell'Ospizio adiacente alla Chiesa. Di questa primitiva Cappella e del campanile, ora scomparsi, rimangono le due statuette lignee collocate sopra due piccoli altari posti nel peristilio del Santuario, dietro l'altar maggiore. Le statue rappresentano S. Antonio abate e S. Rocco, i tradizionali protettori delle stalle e delle persone dei tempi passati.
Nel 1908 la chiesetta di un tempo, vecchia ormai di secoli, piccola e malsicura, accolse come Cappellano festivo il Teologo Carlo Bovero, nativo di Borgomarengo, che, professore nel piccolo Seminario di Giaveno (l'attuale casa di riposo), celebrava la Messa festiva nelle diverse Cappelle delle borgate situate attorno al Capoluogo.
Il Teologo Bovero fu uomo di forte intelligenza e non minore capacità organizzativa. Egli seppe suscitare nella popolazione selvaggese un tale entusiasmo per la Madonna che ottenne dai buoni borghigiani una risposta totale ed entusiasta alla sua coraggiosa iniziativa di far sorgere presto una nuova e bella chiesa. A lavori iniziati, il Teol. Bovero seppe sensibilizzare e coinvolgere generosamente al suo fine il Cardinale Richelmy e tutta l'Archidiocesi di Torino, unendo insieme i confratelli Sacerdoti, il popolo e la stessa nobiltà torinese, casa reale compresa. L'architetto Giulio Valotti nel 1908 stese il progetto della prima chiesa e subito dopo realizzò anche il progetto dell'attuale Santuario. Com'era la prima chiesa lo si può vedere nel disegno a calco collocato in fondo alla loggia dell'«Ospizio Cardinale Richelmy». Qui essa è definita «granum sinapis» (it. granello di senapa).
La costruzione della prima chiesa e poi quella del Santuario destano ancora adesso un senso di meraviglia. Uomini e donne di ogni età alla domenica, come in processione, andavano al Rio Ollasio e ne riportavano pietre e sabbia verso il cantiere dei lavori.
A monte della borgata la cava di pietra cominciò a vedere susseguirsi i turni di lavoro degli scalpellini che, sotto la guida dei fratelli Mollar, cesellarono letteralmente i pregevoli capolavori che ornano la parte esterna del Santuario.
La prima chiesa, costruita a tempo di primato, fu consacrata dal Cardinale Richelmy il 22 agosto 1909.
Il Santuario fu subito meta di grandi pellegrinaggi diocesani.
Il Cardinal Arcivescovo scriveva nella Pastorale della quaresima del 1910 queste parole: «Il Santuario del Selvaggio, sorto appena, rifulse tosto di quella luce mistica e soave, che contraddistingue nella vita della Chiesa i più celebri Santuari di Maria. È nostro vivissimo desiderio che codesto caro Santuario sia dal Clero e dal Popolo venerato ed amato come un dolce pegno della protezione della Vergine sopra le nostre Regioni...».
Nel 1910 s'inaugura nel cortile adiacente la chiesa la statua-monumento dedicata alla Madonna Incoronata e, quando la chiesa si mostrerà troppo angusta per la massa dei pellegrini, si svolgeranno le grandi funzioni liturgiche all'aperto sotto questo monumento.
La risonanza del Santuario giunse addirittura al soglio pontificio ed il Santo Papa Pio X così scrive al Teol. Bovero: «Al diletto figlio Teol. Prof. Carlo Bovero e agli altri egualmentediletti, che concorsero con lui alla erezione del nuovo Santuario di N.S. di Lourdes al Selvaggio di Giaveno, col voto che per l'intercessione della Vergine Santissima il Signore sia largo a tutti delle migliori grazie e delle più soavi consolazioni, in segno di gratitudine e di particolare benevolenza impartiamo di cuore l'Apostolica Benedizione.» Dal Vaticano 18 giugno 1911 PIUS PP. XI
Dopo sei anni di esercizio liturgico la prima chiesa si dimostra insufficiente a contenere tante persone che accorrono sempre più numerose al Santuario. Nel maggio 1915 il Teol. Bovero annuncia l'ampliamento o, per meglio dire, il rifacimento del Santuario, tanto è ambizioso il progetto della nuova chiesa per dimensioni e pregio artistico.
La soprintendenza ai lavori è assunta dal salesiano arch. Giulio Valotti e l'esecuzione tecnica è affidata al capomastro coazzese Andrea Bramante.
Si formò un Comitato di Dame patronesse, tra cui emerse ben presto la nobile figura di Carolina Martirolo . Anche il Comm. Alfonso Zappata , definito «il cavaliere della Madonna», fu sempre la molto prodigo di aiuti.
Il nuovo Santuario, iniziato sul finire del 1915, fu solennemente consacrato dal Cardinale Giuseppe Gamba il sabato 21 agosto ed aperto al culto divino la domenica 22 agosto 1926.
Dal 1998 la gestione del Santuario è stata affidata dal Cardinale Giovanni Saldarini all'Ordine dei Monaci di San Paolo I Eremita - OSPPE.
Le feste del Santuario
Il Santuario del Selvaggio ricorda ogni anno le date solenni che gli sono proprie, tra le quali la festa della N. S. di Lourdes (11 febbraio) e, solennissima, la ricorrenza annuale della Dedicazione della Chiesa, che cade la domenica seguente la festività dell'Assunta (dopo il 15 agosto). In queste date si rivive il clima di Lourdes con le solenni celebrazioni liturgiche, con la benedizione agli ammalati nel cortile del Santuario il pomeriggio e, alla sera, con la grande fiaccolata che dal Santuario sale fino alla bianca Croce sul pianoro che sovrasta l'abitato del Selvaggio.
La Consacrazione del Comune di Giaveno
Nel 1958 alla presenza del Card. Fossati, l'allora sindaco Cav. Pallard, lesse in Santuario la solenne Consacrazione del Comune all'Immacolata di Lourdes, di cui una targa bronzea perpetua il ricordo presso la Grotta. In quell'occasione venne inaugurata la nuova strada Giaveno-Selvaggio, e venne dedicata al nome del fondatore Mons. Carlo Bovero, la vecchia strada che va dalla B.ta Bergeretti al Selvaggio.
Nell'agosto 2008 la Consacrazione del Comune di Giaveno è stata rinnovata il giorno della solennità della Dedicazione del Santuario, con la presenza del sindaco Daniela Ruffino.